Il Festival più atteso dell’anno è finalmente iniziato, spegnendo tutte le polemiche di queste settimane. Sorprende Amadeus, a cui bisogna dare merito dell’ottimo lavoro svolto nella scelta dei brani in gara, il livello è alto quest’anno. Apre le danze Irene Grandi, brillano Diodato e Le Vibrazioni nella prima serata. Nella seconda Levante, Rancore e Gabbani.
Il palco del 70° Festival di Sanremo si è finalmente illuminato, spegnendo le polemiche che avevano animato i salotti della tv in queste ultime settimane, e abbiamo potuto ascoltare tutte le 24 canzoni in gara degli artisti big. Al primo ascolto, la sensazione generale è che il livello dei brani presentati sia in media superiore a quello delle ultime edizioni, come già anticipato più volte dai giornalisti che hanno goduto degli ascolti in anteprima. Ogni progetto presentato, valutati i difetti, ha dei pregi da considerare e bisogna riconoscere ad Amadeus di aver fatto un buon lavoro. Apre le danze Irene Grandi, brillano Diodato, Le Vibrazioni e Anastasio e stupisce Achille Lauro. Ecco le pagelle.
Le pagelle dei brani in gara
La prima serata
Irene Grandi – Finalmente io: canta con trasporto e gioia la consapevolezza conquistata di donna e artista, che quando canta trova la sua completezza. Si sente, perché la performance è davvero trascinante. Ritmica serrata soprattutto nel finale con violini e chitarre, a conquistare sono l’apertura e il crescendo del ritornello. È la rinascita di Irene, che apprezzo di più in questa sua attitudine rock. Avrei voluto dare di più, peccato che ricordi un po’ le ultime produzioni del suo autore Vasco Rossi (Se ti potessi dire). In radio farà tanta strada. 8 (video ufficiale)
Marco Masini – Il confronto: con se stessi o con l’altro? Il bello (e il brutto) delle relazioni è che queste ci fanno da specchio, costringendoci a guardare quelle parti di noi che non amiamo e ad accettarle per andare avanti. Bell’intensità, ritornello cantilenato e martellante che rimane in testa. Darei di più, ma Masini canta ancora Masini e musicalmente non c’è il quid in più. 7 – (video ufficiale)
Rita Pavone – Niente (resilienza ’74): la donna del rock ‘n’ roll italiano ha portato sul palco tutta la sua voglia di cantare, la sua performance è stata trascinante, energia travolgente. Canta la resilienza e convince, trova la complicità del pubblico che le regala una standing ovation. Suoni interessanti, la Pavone è più moderna di molti “compagni di corso”. 7 – (video ufficiale)
Achille Lauro – Me ne frego: canta una relazione tossica, una di quelle molto diffuse in questo periodo… annullati dalla realtà, cerchiamo le emozioni forti nei rapporti non accorgendoci che alcuni di questi sono dannosi per noi. Porta in scena un uomo “usato” dalla sua donna, pronto ad accettare di essere riempito di bugie. “Me ne frego” tra mantra e stile di vita. La chiave “st’amore è panna montata al veleno” si mischia alla sfrontatezza del rock e alla sua perfomance provocatoria che rihiama l’arte figurativa e fa subito discutere. Darei un voto più alto, ma riecheggia Rolls Royce. 7 ½ (video ufficiale)
Diodato – Fai rumore: Diodato riesce a non sprecare le sue partecipazioni a Sanremo e anche quest’anno conquista con questa ballata sfacciatamente romantica, che sa essere indie e pop pur con una cifra classica particolarissima. Intro dolce e sfumata, delicata, che esplode nel ritornello a tutta voce… e che voce! Cristallina e potente, veicola l’emozione e la trasforma in questa supplica accorata “fai rumore”, urlata tanto da voler abbattere i muri dell’incomunicabilità, colpevole silente della fine dei rapporti interpersonali. 9 (video ufficiale)
Le Vibrazioni – Dov’è: le prime note riecheggiano una Angels di Robbie Williams e si comprende subito che siamo nel clima da ballata classica. Una richiesta d’aiuto, quando ci si sente scomodi, fuori posto, quando si fa fatica a trovare il bello di ogni giorno, quella luce che guida il percorso di ciascuno “l’odio arreso al bene dov’è”. Francesco Sarcina è una delle voci più belle della scena musicale italiana e l’interpretazione elegante del brano conquista, mette in luce tutte le sfumature del cantante. Personalmente li preferisco in una veste più rock, Così sbagliato per intenderci, ma il brano coinvolge. 8 (video ufficiale)
Elodie – Andromeda: i soliti rimandi alla mitologia, qui Andromeda è il simbolo delle catene dell’illusione di un amore che non è, un cerchio da spezzare. Abito cucito su misura su Elodie, eppure si sente tanto che la penna è di Mahmood, soprattutto nella linea vocale che non lascia spazio a dubbi e un po’ lo fa rimpiangere. La deviazione funky del ritornello porta però il brano su un territorio nuovo, uno stile che richiama la Jess Glynne oltre manica, un ibrido tra suoni tribali e dance. Risente di una performance poco d’impatto, può cantarla meglio. 7 ½ (video ufficiale)
Anastasio – Rosso di rabbia: quadro di una generazione che fatica a trovare il proprio posto e non riesce a canalizzare le energie in qualcosa di positivo. Ecco materializzarsi le paure e i demoni del Sabotatore, protagonista del brano, che ha fatto bruciare il palco dell’Ariston con un arrangiamento rockabilly incredibile. Il rap che mi piace, con contenuti e coraggio di non cadere nei cliché del genere di riferimento, ma di raccontarsi con trasporto. Gli auguro di fare la strada di Caparezza, le premesse ci sono tutte. 8 ½ (video ufficiale)
Bugo e Morgan – Sincero: la performance risente di due vocalità non proprio al top, ma la canzone è tra le più interessanti tanto musicalmente quanto testualmente. Una lente d’ingrandimento sull’ipocrisia che macchia il vivere sociale oggi: una serie di luoghi comuni viene spezzata per fare spazio alla voglia di libertà di esporsi per come si è, con sincerità. Come si può pretendere di avere dei legami profondi con qualcuno, se questo non ci conosce intimamente e non ci accetta? “Sono sincero me l’hai chiesto tu, ma non ti piace più” fa riflettere. Un gioiellino elettropop, con una ritmica che si gioca tutto sulle tastiere. Un’elettronica non scontata. 8 (video ufficiale)
Alberto Urso – Il sole ad est: metafora un po’ retorica dell’amore come faro che guida il ritorno di lui alla sua amata. “Navi per mare”? Dalle prime note gli echi di Bocelli si sentono con chiarezza. Lirica pop che piace e la sua voce incanta sempre, davvero bravo e convincente, ma può cantarla meglio. 7 (video ufficiale)
Riki – Lo sappiamo entrambi: una ballata contemporanea che sta al passo coi tempi con un tocco di r’n’b, lo stesso di Perdo le parole che pochi anni fa gli ha regalato il successo. Il vocoder sul finale prova a dare profondità, ma il pezzo resta in superficie. Brano pop ben confezionato, senza infamia e senza lode. 6 (video ufficiale)
Raphael Gualazzi – Carioca: riscoprire i colori dopo la fine di una storia d’amore. La rinascita personale si tinge di ritmi latini (brasiliani), che si fondono al jazz e creano un incontro interessante di due mondi musicali diversi eppure uguali nella necessità di evasione. Un ritorno ritmato per il cantautore, musicista a tutto tondo, che ha portato con coraggio il suo show sul palco. Ciliegina sulla torta i cori, che rendono il tutto ancora più entusiasmante. 8 (video ufficiale)
Alcuni scatti dalle esibizioni della prima serata ⬇
La seconda serata
Si conferma il buon lavoro di Amadeus: le canzoni sono mediamente belle, arrangiate in modo da funzionare bene anche in radio. In questa serata spiccano Levante, Rancore e i Pinguini Tattici Nucleari.
Piero Pelù – Gigante: un rock morbido per la dedica rassicurante al nipotino appena nato. Proprio quest’ultimo è il gigante del brano, che come un eroe dei racconti per ragazzi è in grado di fare tutto, ha un mare infinito di possibilità davanti a sé “sei molto di più di quello che credi”. Strofe con una ritmica serrata, trascinante, che tuttavia si perde un po’ nel ritornello, complice soprattutto la scelta di non salire di tonalità. Guadagna con gli ascolti. 7 (video ufficiale)
Elettra Lamborghini – Musica (e il resto scompare): la quota reggaeton di Sanremo 2020, si candida a diventare il tormentone primaverile come fu lo scorso anno per i Boomdabash con Per un milione. Innamorarsi del ragazzo sbagliato e trovare la musica come rifugio. Era un po’ tesa sul palco, nonostante sfoggiassi un sorriso coinvolgente, e la performance ne ha risentito. L’iconico twerk non poteva mancare. Avrei dato un voto più alto perché la canzone funziona e la sentiremo tanto sicuramente, ma è stata troppo imprecisa. 6 ½ (video ufficiale)
Enrico Nigiotti – Baciami adesso: “baciami baciami baciami adesso” o “credimi credimi credimi sempre”? Classica, nel mood sanremese (ballatona stile Liga) tra suono caldo e autocitazioni, non si allontana dall’abitudine della sua scrittura. Davvero un peccato, forse l’unica vera delusione di quest’anno. Bell’assolo di chitarra, la parte più emozionante di un brano salvato da un’esibizione sempre centrata. 6 ½ (video ufficiale)
Levante – Tikibombom: gli archi dell’intro rimandano senza indugi all’ambiente sonoro di Magmamemoria, il suo ultimo album. Porta se stessa sul palco, non modificando nulla del suo stile e della sua cifra autorale. Powerballad sullo stile di Diamante dal suo repertorio, arrangiamento contemporaneo e testo come sempre tagliente. Un brano inlusivo che racconta tutti, soprattutto quelli lasciati indietro da una società che si fa scudo nell’omologazione, nella forza del branco. “Siamo terre mai viste prima, siamo il vento e non la bandiera” siamo tutti, senza distinzione. Non delude le attese. 9 (video ufficiale)
Pinguini Tattici Nucleari – Ringo Starr: “in un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr” geniali. L’elogio della normalità, di una vita vissuta con semplicità, perché non sono necessari i fuochi d’artificio per essere felici. Il cantato sincopato martella e rimane in testa, ma la ciliegina sulla torta è data dai fiati, davvero belli. A differenza di qualcuno in gara pochi anni fa, non cercano il motivetto facilone ma puntano sulla musica. L’elettronica del brano ricorda vagamente quella di Occidentali’s karma. Bella scoperta. 8 ½ (video ufficiale)
Tosca – Ho amato tutto: che eleganza e che classe, un’artista che sa raccontarsi senza acrobazie ma smaschera la vita. Il graffio delicato nella voce fa eco a Mia Martini, esprime l’emozione ed è dono dell’esperienza. Guardare le cose da fuori, da lontano e con lucidità, provando a ricostruire. Orchestra incredibile, fuori gara. 8 (video ufficiale)
Francesco Gabbani – Viceversa: canzone leggera, funziona proprio per il suo essere senza pretese. Splende e cattura il sorriso del cantautore durante l’esibizione. Stile personalissimo e presenza scenica che conquistano già al primo ascolto. Un brano che racconta il quotidiano di un amore, senza abbandonarsi alla retorica. Inaspettato. Scommetto tutto su quel fischiettìo. 8 ½ (video ufficiale)
Paolo Jannacci – Voglio parlarti adesso: una lettera a cuore aperto di un padre alla figlia, emozionata. Emozionata è anche l’esibizione, non molto precisa. A modo tuo nelle intenzioni, molto classica, un po’ retorica. 6 (video ufficiale)
Rancore – Eden: concentratissimo e preciso, ogni parola è una stilettata. La produzione del nuovo Mida del pop Dardust si sente, rintracciabile nel mood tribale e nelle percussioni che creano grande dinamica. “Se ogni scelta crea ciò che siamo, che faremo della mela attaccata al ramo?” la mela è il simbolo della scelta per antonomasia e qui incarna il sistema di cause-conseguenze che regola la realtà. Spesso pensiamo che quello che facciamo non abbia un peso nell’ordine delle cose, in realtà non è così. Concreto. 8 ½ (video ufficiale)
Junior Cally – No grazie: l’attualità viene portata sul palco dall’artista più discusso e chiacchierato di quest’anno. Il testo si muove sul terreno della politica e non mancano frecciate a destra e sinistra, è davvero il caso di dirlo. Non manca però l’attacco ad una piaga sociale attualissima, per quanto mi riguarda, rivolta a tutti i “giudici” della “realtà” virtuale. Manca un po’ di presenza scenica, ma convince e la canzone funziona, soprattutto per una produzione che spinge tantissimo, arricchita dalle tastiere elettroniche sul finale che rimandano un po’ agli anni ’80. 7 ½ (video ufficiale)
Giordana Angi – Come mia madre: graffio emozionato e un amore madre-figlia raccontato negli alti pur senza tralasciare i bassi di un vissuto non facile. L’orgoglio alza un muro nella relazione e a lungo è difficile dire “ti voglio bene”. Quando descrive i suoi rapporti emoziona sempre. Manca qualcosa, nella struttura è abbastanza standard. 7 (video ufficiale)
Michele Zarrillo – Nell’estasi o nel fango: ascolto la canzone e penso che mi manca Mango, il brano lo ricorda molto nel crescendo, nell’intenzione, nei falsettoni. Il raconto delle difficoltà di oggi, viste col coraggio di chi lotta per restare in piedi. Bell’arrangiamento. 7 (video ufficiale)
Alcuni scatti dalle esibizioni della seconda serata ⬇
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