I Kings Of Leon tornano a farsi sentire con un album, Walls, lontano dai toni cupi delle hit passate e si scoprono accattivanti.

Non sono sufficienti un ritmo incalzante e una voce riconoscibile per rilanciare un gruppo (sebbene plurititolato) assente dalle scene da tre anni. No… occorrono le canzoni. Questo i Kings of Leon lo sanno bene. Tornano infatti con un brano potente, dai suoni accattivanti e un ritmo “galoppante”, Waste a moment.
Per la loro nuova pubblicazione – WALLS (acquistalo qui), acronimo che sta per We Are Like Love Songs – decidono di affidarsi alle cure di Markus Dravs, produttore anche del “giro di boa” dei Florence + The Machine. Famosi più per i loro singoli che per i dischi, anche questa volta non si smentiscono… e lo fanno però reinventandosi. Abbandonano i toni cupi e le atmosfere calanti degli album precedenti (come dimenticare la bella Pyro? O anche Use somebody e Sex on fire?) per abbracciare suoni più ariosi e frizzanti e vogliono che il loro pubblico lo sappia: decidono di lanciare come brani promozionali Reverend e Around the world (quanto è appiccicosa?). Tutto questo contornato da una grafica quasi glam e molto efficace.
“Take your time to waste a moment!“
In questa premessa si innesta il primo singolo ufficiale (di cui vi allego la splendida esibizione al Later… with Jools Holland), che vuole rappresentare una sorta di anello di congiunzione nel percorso artistico della band, in quanto riunisce bene tutte le sue prerogative: cori, ritornello-slogan, voce spinta e chitarre andanti.
Gli episodi più intimi e peculiari dell’album sono le due ballate Walls e Over. La prima è molto delicata, sembrerebbe quasi una canzone dei Coldplay se non fosse per la voce profonda e distintiva di Caleb, il frontman, accompagnata da un testo che mette a nudo la franchezza e la disillusione di un uomo di fronte agli errori di una storia d’amore (“mi hai spezzato il cuore e l’hai buttato via, una ragazza ha preso la strada sbagliata e ha trovato una sorpresa… ora non c’è nulla sulla strada“). La seconda ha invece dei toni più forti ed è molto melodica (probabile futuro singolo?); rimangono impresse le parole dell’inciso “so don’t say it’s over anymore” ed è catartico il cantato quasi urlato dell’ultima strofa, davvero notevole.
Gli ingredienti per un buon disco ci sono tutti. Parlando di una band che ha scritto delle belle pagine di storia della musica del nuovo millennio, ritroviamo tutte le credenziali di riconoscimento e anche di più: WALLS è un album che spazia dal rock spinto al country, passando per ballate più intime e classiconi da stadio (come Waste a moment)… raffinato da una delle voci più belle del panorama internazionale.
