I Måneskin hanno pubblicato il 26 ottobre Il ballo della vita, odissea rock in 12 atti in cui la band romana presenta la venere Marlena tra citazioni illustri e catene.

Sulle note di Torna a casa si apre il primo capitolo della carriera musicale dei Måneskin dal titolo Il ballo della vita (acquistalo qui). Con un dolce richiamo agli aedi degli albori della letteratura costituito da una singolare invocazione alla musa, l’intensa ballata, moderna e al contempo classica, ci presenta Marlena, figura femminile protagonista dell’intero progetto e introdotta già quest’estate da Morirò da re: “quindi Marlena torna a casa, ché il freddo qua si fa sentire”.
«Marlena è il corpo, la voce, il volto del nostro messaggio. Abbiamo deciso di rappresentarlo con una donna per dargli forza, perché quando le cose ti vengono dette da una persona magari le senti in maniera più personale; invece di dover per forza interpretare i pezzi, abbiamo deciso di dare questa chiave di lettura molto delineata. Per noi era molto bello anche fare un concept album e parlare di una musa, che rappresenta tutte le anime del gruppo».
Caratterizzato da una duplice struttura resa attraverso la scelta della narrazione nelle strofe e dell’invocazione nel ritornello, Torna a casa cavalca il crescendo del bridge per dare forza al suo essere una “preghiera rock”: la tradizionale richiesta dell’ispirazione (“con uno sguardo mi ha convinto a prendere e partire, ché mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta, ché c’ho una frase scritta in testa ma non l’ho mai detta”) si traduce in gratitudine e riconoscenza per aver liberato dalle catene la loro creatività, quella stessa sete di conoscenza che ha spinto Ulisse al di là del mondo fino ad allora conosciuto (“questo è un viaggio che nessuno prima d’ora ha fatto, voglio arrivare dove l’occhio umano si interrompe”).
Il ballo della vita è un’odissea rock, un vero e proprio concept album, che racconta il viaggio dei Måneskin nella loro creatività. Il progetto è scaturito, infatti, dalla volontà di esprimersi nella massima libertà: il frutto di questa scelta sono i 12 quadri che compongono la tracklist del disco, fortemente contaminati dagli ascolti di ciascun componente del gruppo. La chiave di lettura principale per approcciarsi alla loro musica si chiama Red Hot Chili Peppers, band da cui prendono le mosse la loro attitudine e il loro suono. Gli esempi presenti in questo disco, oltre alla famosa Morirò da re (“amore accanto a te morirò da re”), sono Fear for nobody, dichiarazione d’intenti sul rimanere fedeli al loro istinto (“I heard a voice that’s inside me, she says: Please stay what you want”), e Lasciami stare, lato B di Torna a casa che racconta la forza “necessaria per rinascere” e volare via, in cui lo scrivere canzoni diventa un ridestarsi della coscienza: la consapevolezza è di vivere in un mondo fatto di maschere, di tante marionette che recitano una parte per sopravvivere (citazione pirandelliana a cui sono particolarmente affezionato).
Sarebbe tuttavia riduttivo analizzare Il ballo della vita attraverso le sole lenti dei Red Hot: il loro primo album è eterogeneo tanto nella scrittura, che spazia tra l’italiano e l’inglese, quanto negli arrangiamenti che coinvolgono mondi sonori diversi. La tracklist si apre con New Song in cui il tappeto sonoro è funky rock e ha i colori di Lenny Kravitz, che ritorna anche in Close to the top, brani nei quali il tema del viaggio avviato in Torna a casa abbraccia la dimensione della lotta per la libertà: di vivere con coraggio il “loro momento” avendo la consapevolezza di essere vicini alla tanto desiderata vetta. Altri rimandi sono rappresentati da Sh*t Blvd, ibrido che ricorda nel ritornello un sempre gradevole Jamiroquai con pennellate di raggamuffin, e da L’immortale, probabile hit estiva del 2019, canzone di rivalsa e autocelebrazione tipica del mondo trap che qui incontra il rock’n’roll texano.
«Marlena è la venere del gruppo, la personificazione della nostra libertà, della creatività, della vita».
I brani più caratteristici e apprezzabili sono L’altra dimensione e Le parole lontane. Nel primo, Caparezza e Stromae si incontrano su un testo che parla di rinascita, di un io che come una fenice si alza dalle sue ceneri perché ha “baciato la dolce Marlena nel ballo della vita”. La seconda, perla del disco insieme alla sorella Torna a casa, è un’emozionante ballata country che racconta un amore fatto di lontananza e necessità, quando “mi spaventa l’inverno, le gambe stanno cedendo… se adesso ti perdo, non vedo neanche più un metro”, quando la sola cosa che resta è urlare parole che, in verità, si tingono di silenzio.
Il ballo della vita è un concept album che percorre le strade della creatività caleidoscopica dei Måneskin, costituisce un bel debutto in grado di rappresentare tutte le anime della band. L’album è stato pubblicato il 26 ottobre per l’etichetta Sony Music e vede la produzione di Fabrizio Ferraguzzo e degli stessi Måneskin. La band lo presenta in un tour che parte stasera, sabato 10 novembre, da Senigallia (qui tutte le date) e che avrà una seconda parte a marzo 2019.
Voto: ★★★★

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