Diodato, ‘Che vita meravigliosa’: riscoprire l’essenziale invisibile – recensione

Diodato pubblica finalmente Che vita meravigliosa, il nuovo album contenente Fai Rumore primo classificato al Festival di Sanremo 2020 e la colonna sonora de La dea Fortuna. Undici quadri per riscoprire la bellezza di questa giostra incredibile che è la vita.

Diodato Che vita meravigliosa

Diodato agguanta la consacrazione dopo la vittoria al 70° Festival di Sanremo e pubblica finalmente Che vita meravigliosa (acquistalo qui). Il nuovo progetto discografico contiene il brano, primo classificato della kermesse, Fai rumore e la title-track anche colonna sonora de La dea Fortuna, ultimo film di Ferzan Ozpetek. Undici quadri raccontano un uomo che cerca di ritrovare la bellezza di questa giostra incredibile che è la vita, un’autobiografia così personale ed autentica da diventare paradigma: immedesimarsi nella sua narrazione è facile perché racchiude esperienze, sensazioni e stati d’animo vissuti da tutti. Un elogio all’amore e alla vita, un invito ad abbandonarsi alle emozioni per riscoprire “l’essenziale invisibile”.

Che vita meravigliosa è un album corale e maestoso, fortemente caratterizzato da cori e fiati, capaci di aprire una finestra sull’interiorità e creare un ponte con il mondo esterno. Sebbene sia posta nella seconda parte della tracklist, è Solo la chiave di lettura che permette di entrare nel mood che ha portato all’origine del disco. Pianoforte e beat elettronico fanno da sfondo alla solitudine di chi decide di isolarsi perché si sente non capito, molto spesso chiuso in una roccaforte di incomprensione, che lo rende incapace di trovare qualcosa per cui valga la pena vivere. Le parole si tingono di disincanto e verità e il tono diventa sommesso, contenitore di un’onestà che affascina e insieme disarma: molti hanno paura di rimanere soli, temono lo scendere a patti con un sentire più profondo (“quando resti solo, alla fine poi ti senti”); qui al contrario la solitudine è alla base della consapevolezza che, nella maggior parte dei casi, quando ci sentiamo in difficoltà siamo noi a chiuderci, ad allontanare gli altri, a fingere che questi non ci capiscano perché, in fondo, è più comodo così.

Non tutti, purtroppo, riescono a trovare il coraggio di guardare avanti. Diodato fa guidare a Lucio Dalla la melodia del brano musicalmente più interessante del disco, La lascio a voi questa domenica. Come Leopardi ne Il sabato del villaggio, la domenica è il giorno della malinconia, cornice perfetta dei pensieri che si aggrovigliano su una nuova settimana di lavoro, di impegni, di una vita che non appaga. È straniante l’accostamento tra musica allegra e testo crudo, come straniante è la visione di un uomo talmente immerso nel flusso, nella routine, svuotato di ogni sentimento, da non avere percezione del peso della realtà: fortissima l’immagine “e abbiamo già tutti dimenticato che forse un uomo si è ammazzato”. Diodato qui svela il cinismo e l’ipocrisia di una società votata al solipsismo, ad un egocentrismo esasperato che non dà valore a quello che accade al di là del proprio sguardo.

“Come se volessimo per forza rovinare tutto, solo per vedere se anche questa volta poi non avremo più niente da dire” perché è facile vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, senza fare nulla per uscire dalla spirale di negatività in cui ci avviluppiamo. E allora Diodato canta Fai rumore con un trasporto e una convinzione tali da abbattere tutti i muri, tutte le difese che ci costruiamo attorno per evitare di soffrire. Fingere che tutto vada bene così com’è e aspettare che la bellezza sfiorisca davanti ai nostri occhi, per paura di esporci, di far sentire la nostra voce. Una canzone d’amore classica diventa l’inno di chi sceglie di fare la differenza, di realizzare il proprio cambiamento.

Più che un album Che vita meravigliosa è un diario, la descrizione onesta di un percorso di rinascita. Le vicende personali del cantautore diventano supporto e la sua voce pulita e cristallina è come la coperta di Linus, che tutti vorremmo addosso per affrontare i momenti difficili. Si fa carezza rassicurante nel descrivere la fine di una storia Fino a farci scomparire, nella convinzione che l’amore non finisce ma si trasforma e vive in “questo altrove”, quel nuovo inizio in cui si rimettono insieme i pezzi. La musica dà profondità al testo, in un soul che richiama Beneath your beautiful di Labrinth: i tasti del pianoforte della strofa, gravi, fanno da eco ai ricordi (come le istantanee di un amore che rivive nella dedica a Levante Quello che mi manca di te), per lasciare spazio ad un ritornello arioso, aperto, in cui tutti gli strumenti danno concretezza al coraggio di guardare avanti, di abbandonarsi alla vita.

Proprio lei è come la corrente che si agita sul fondo del mare “Dio quanta vita scorre”, la stessa suggestione sonora che riempe l’arrangiamento di Alveari. Curiosa la scelta di affidare a strumenti elettronici, vicini agli anni ’80, un testo che è cantautorale nel senso più puro. L’incedere della ritmica è martellante, come il vivere quotidiano oggi: l’accostamento alle api chiuse negli alveari, al loro laborìo incessante e, allo stesso modo, noi scegliamo di vivere le nostre vite, trascinati dalla noia e dalla stanchezza fino alla “caduta”. Sono le difficoltà spesso a segnare un cambiamento di rotta, a farci aprire gli occhi su quanto di bello può capitarci se solo ci lasciamo andare, se troviamo la forza di accettare anche il negativo “cadere un giorno e ricordarsi che è tutto così fragile, un equilibrio facile da perdere, ma cadere non è inutile, cadere è ritrovarsi e ricordarsi di nuovo dell’essenziale invisibile”.

Siamo artefici del nostro destino, lo costruiamo con determinazione e un passo alla volta, giorno dopo giorno. Allora ogni scelta ha il suo peso, ogni aspetto del quotidiano ha il giusto valore e i “rami secchi” vanno potati, per lasciare spazio a nuova linfa (Non ti amo più / Ciao, ci vediamo). Vivere con coraggio è rock, è il punto di partenza di una rinascita, così E allora faccio così è sfrontata, diretta, libera e consapevole: perché cerchiamo sempre di assomigliare a qualcun altro, allontanandoci da noi stessi?
Che vita meravigliosa è la colonna sonora che accompagna la vita di ognuno di noi, proprio per questo è un album corale. Non credo sia un caso se la copertina realizzata da Paolo De Francesco è così immersiva: è un invito a “tuffarsi”, a non essere spettatori ma a vivere da attori. “Che sia meravigliosa” perché, se ci credi, la vita può diventare davvero meravigliosa.

La tracklist di Che vita meravigliosa:

  1. Che vita meravigliosa
  2. Fino a farci scomparire – 3:44
  3. Lascio a voi questa domenica – 3:59
  4. Fai rumore
  5. Alveari
  6. Ciao, ci vediamo
  7. Non ti amo più
  8. Solo
  9. Il commerciante
  10. E allora faccio così
  11. Quello che mi manca di te
Diodato Che vita meravigliosa cover
La cover di ‘Che vita meravigliosa’ – Diodato

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