Il racconto dell’intima ed emozionante esibizione live dei Florence + The Machine, registrata al Tiny Desk per NPR Music. La band ha regalato una performance acustica su misura per l’occasione, sulle note dei brani degli album High As Hope e How Big How Blue How Beautiful.
I Florence + The Machine si sono esibiti il 16 ottobre al Tiny Desk per un live intimo ed emozionante, in cui hanno presentato in versione acustica tre brani tratti dagli ultimi due album in studio High As Hope e How Big How Blue How Beautiful. Le canzoni messe in scena sono state (s)vestite per l’occasione ad esaltare la forza del messaggio dei testi: la nuova attitudine di Florence Welch si riflette nella scelta di arrangiamenti minimalisti per mettere in primo piano la voce, qui strumento votato totalmente alle parole di speranza e di amore universale.
Gli occhi chiusi della Welch accompagnano gli spettatori nel mondo dei Florence + The Machine. Una cosa che ho sempre trovato singolare di questa band è il contrasto tra la timidezza della cantante e la maestosità delle loro produzioni: “Mi dispiace se sono timida… Se questo fosse un concerto in un’arena, probabilmente starei saltando e correndo ovunque” Josh Rogosin (redattore per NPR Music) riporta queste sue parole all’inizio della performance.

Il set si apre con June dal loro ultimo album High As Hope (2018), brano che racconta con crudo realismo la condizione della cantante alla fine del tour promozionale per l’album precedente: la sensazione di sentirsi vuota, rotta, in pezzi a causa dei suoi problemi con l’alcool le ha fatto perdere la presa sul mondo; June prende le mosse proprio da qui, dal coro di speranza che si ripete come un mantra, martellante, “teniamoci stretti a vicenda”. In questo momento storico di forte intolleranza e costante sospetto per lo straniero e per ciò che non si conosce, è un inno alla condivisone, alla fratellanza universale perché tutti figli dello stesso cielo.
Si continua sulle note di Patricia, il loro nuovo singolo. Patti Smith, musa della Welch, diventa qui interlocutrice diretta, come in una lettera intima tra due vecchie amiche che si raccontano ciò che le turba nel profondo. Patricia racconta la bellezza di essere fragili quando non ci si sente meritevoli di essere amati; la malinconia lascia però il posto alla speranza “She told me all doors are open to the believer” perché “it’s such a wonderful thing to love”, verso ripetuto anche qui come un mantra per dare forza e concretezza al messaggio. Chiude la lista Ship to wreck dall’album precedente, How Big How Blue How Beautiful (2015), che ci riporta all’inizio del viaggio di autoconsapevolezza di Florence. Il brano, una sorta di lato A di Patricia, rappresenta il caos che aveva prodotto attorno a sé.
Non è tuttavia possibile parlare di Florence senza fare un plauso alla Machine, la band che da sempre la accompagna e con cui crea i suoni per le loro produzioni. Tom Monger aggiunge una venatura eterea alle canzoni con la sua meravigliosa arpa. Hazel Mill, con i suoi cori e il suo modo di riprodurre inni alla tastiera, fa risaltare la forza delle parole nei momenti giusti. E Robert Ackroyd che guida la melodia con la sua chitarra acustica fortemente ritmica.
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