Gli album da non perdere del 2019: la top 10 di Inchiostro Sonoro

Il 2019 è stato un anno da ricordare, grazie soprattutto ad alcuni album che hanno lasciato il segno. Tra debutti riusciti e conferme inattese, ecco la top 10 dei dischi più belli di quest’anno.

10. Fulminacci – La vita veramente

Il 2019 è l’anno del debutto discografico di Fulminacci, che alla sua prima prova porta a casa la Targa Tenco per la migliore opera prima con La vita veramente. Senza dubbio una voce fuori dal coro nel vasto mare che è la musica oggi: tra suoni trap ripetitivi e ritmi dance-reggaeton da aperitivo, si fa evidente la voglia di catalizzare nuovamente l’attenzione su una creatività più istintiva, primordiale e sicuramente analogica. In lui coesiste il fraseggio scanzonato di Daniele Silvestri e lo stile anni ’70 acustico e sentimentale di Lucio Battisti. La sua Tommaso è una piccola hit, con una ritmica tutta chitarra e voce. Prova a fare il bis nel 2020 e la delicata San Giovanni è un gioiellino.

9. Eugenio in via di gioia – Natura viva

Natura viva è la conferma degli Eugenio in via di gioia, che al loro terzo album dimostrano di meritare l’attenzione guadagnata nel panorama italiano, firmando con la major Universal. Stile riconoscibile, fatto di folk, cori e tanta ironia, pungente soprattutto quando si parla della società contemporanea. Altrove è il loro invito a riscoprire la bellezza dei rapporti veri, oltre gli schermi e la realtà perfetta dei social. Cerchi “dappertutto ma non la vedi la sfera” e pongono l’attenzione sulla questione ambientale, problema centrale nel dialogo internazionale, e da qui un’idea. Lettera al prossimo, da singolo, è diventata una bellissima iniziativa: una campagna di crowdfunding sul loro sito ufficiale, dove sono state accolte donazioni in denaro o tempo (i minuti passati sul sito ad informarsi sulla questione ambientale sono stati convertiti in denaro). Circa 12.000 € raccolti in dieci giorni per ripiantare una porzione di foresta (più di mille alberi) in Trentino distrutta dalla tempesta Vaia. Li vedremo al Festival di Sanremo 2020, dove saranno in gara tra le Nuove proposte come favoriti.

8. Sam Fender – Hypersonic missiles

Hypersonic missiles è il debutto di Sam Fender, nuova e giovane leva del cantautorato britannico che ogni anno riesce a sfornare artisti di grande interesse. Il rock americano da arena alla Bruce Springsteen è l’ambiente sonoro del suo lavoro, arricchito da una voce potente, piena come quella di Jeff Buckley e acrobatica come quella di James Bay (è un po’ il disco che avrebbe voluto scrivere e non gli è riuscito con Electric light). Del resto, quest’album è figlio proprio di quella scuola: chitarra elettrica al centro e ritmica incessante a dare concretezza alle emozioni “impegnate” di Fender. In Hypersonic missiles trovano spazio temi sociali e politici: la salute mentale, soprattutto dei ragazzi, che sempre più spesso si arrendono al suicidio Dead boys e The borders; la title-track è il focus su una politica cieca e non pienamente consapevole di portare l’umanità alla sua fine. You’re not the only one è uno dei pochi episodi d’amore dell’album, con una chiusa che coinvolge con un a solo di sax. Sam Fender è il vincitore del Critics’ Choice Award ai Brit Awards del 2019.

7. Jack Savoretti – Singing to strangers

Il 2019 di Jack Savoretti è stato un anno incredibile: la consacrazione è arrivata proprio con Singing to strangers (la recensione del disco qui), che gli ha fatto guadagnare la prima numero 1 nella classifica degli album più venduti in Inghilterra. Un disco maturo, sfacciatamente sentimentale e ricercato: registrato negli studi di Morricone a Roma, dimostra la volontà di rappresentare un romanticismo a tinte cinematografiche. L’amore e le relazioni sono il terreno su cui poggiano la voce di Savoretti, emozionante in quel suo graffio caratteristico, e soprattutto gli archi, tessuto raffinato che mantiene coeso e avvolgente tutto il disco. Prima di Natale è uscita la riedizione di Singing to strangers, in cui trovano spazio le ultime collaborazioni con Mika nella funky Youth and love e i Sigma in You and me as one.

6. Coldplay – Everyday life

Coldplay sono tornati a fine anno con Everyday life, dimostrazione che la band inglese sa essere creativa e originale nonostante i 20 anni di (onorata) carriera. Composto dalle due parti Sunrise e Sunset, è il ritorno alle atmosfere più soffuse dei primi album, pur essendo variegato tanto nelle liriche quanto nello stile (l’unico momento vicino agli ultimi lavori è il primo singolo Orphans). Si fanno strada nella tracklist perfino il country, il folk, il jazz e un corale, con episodi da buskers registrati in presa diretta, ma è con le più crepuscolari Trouble in town (un po’ English man in New York), Church e Everyday life che si mostrano emozionati e riconoscibili. Perla dell’album sicuramente Arabesque, il brano più complesso dal punto di vista musicale e davvero d’impatto con un a solo di sax che è un trionfo. Everyday life è la trasposizione delle buone intenzioni dei Coldplay, il loro modo tutto attuale di esortare chi li ascolta ad accogliere l’altro, con il suo carico emotivo, il suo bagaglio culturale, la sua diversità che, invero, è ricchezza.

5. Marco Mengoni – Atlantico

Quando usci il primo singolo del progetto, Voglio, tutti gridavano al flop di Marco Mengoni. In realtà, il coraggio di seguire la sua strada si è trasformato per lui nell’ennesimo successo, trainato dalla bellissima Hola (I say) che resterà nella scaletta dei suoi tour sicuramente per molto tempo. Atlantico è un disco che nasce da un viaggio “all’esterno” per riscoprire se stessi: la consapevolezza di sé e dell’altro sono le chiavi di lettura di questo lavoro pieno di colori, di vita vera, di esperienze. Da segnalare La ragione del mondo, la ricerca di un senso si fa ascolto di ciò che ci circonda, diventa presa di coscienza: quando si comprende la bellezza, si riescono a guardare le cose con occhi nuovi, gli stessi occhi che si specchiano in Duemila volte. Il brano arricchisce la riedizione del disco, uscita a fine ottobre.

4. Levante – Magmamemoria

Magmamemoria (leggi la recensione qui) è la prova di maturità di Levante, che ha coscienza di quello che ha da dire e di come vuole raccontarsi: il disco è la crasi perfetta di cantautorato e ricerca stilistica, con uno studio fatto sugli arrangiamenti davvero notevole. Un ritorno alla musica anni ’90, ricca di bassi e archi, che vestono i brani di un senso di eternità. Da segnalare la scelta (coraggiosa) di presentare l’album con due singoli dal valore sociale importante Andrà tutto bene Bravi tutti voi, ma è con Lo stretto necessario in duetto con Carmen Consoli che Levante fa centro: nostalgica malinconia e ricordi del passato disegnano il brano più riuscito del disco. La chicca di Magmamemoria è la coda orchestrale di Antonio… da sola vale l’ascolto di tutto l’album. La cantautrice è attesa sul palco dell’Ariston per il Festival di Sanremo 2020, sarà confermata?

3. Dido – Still on my mind

Il nuovo inizio di Dido ritrova la produzione del fratello Rollo e Still on my mind (qui la recensione) è il risultato di una collaborazione fortemente voluta. La cantautrice britannica, simbolo dei primi anni 2000, riabbraccia i suoni del primo fortunatissimo album e contamina le sue autobiografie di un’elettronica davvero elegante e mai opprimente. Scelte dei singoli centrate, con Hurricanes lanciato come appetizer e forse la più rappresentativa del disco, ma sono da ricordare la delicata Give you up e la dance anni Novanta di Take you home. L’artista è tornata in tour nel 2019 dopo 15 anni di assenza dai palchi internazionali.

2. Niccolò Fabi – Tradizione e tradimento

Non ha bisogno di presentazioni un artista che, dalla pubblicazione del singolo Io sono l’altro, ha creato un dialogo incredibile e bellissimo su un sentimento ormai lontano e, purtroppo, quasi dimenticato: l’empatia, quel tacito rispetto dell’altro. Niccolò Fabi è tornato con l’album Tradizione e tradimento, fortemente autobiografico. La sua voce soave accompagna l’ascoltatore tra le pagine della sua storia e i cambiamenti nella sua vita, da momenti di rottura, diventano nuovi inizi, opportunità, bellezza. La sua voglia di abbracciare dei suoni nuovi, contemporanei ed elettronici gli ha fatto attraversare una fase di smarrimento, fase in cui faticava a riconoscersi nella sua voce: dalla sua penna sono nati i brani che compongono la tracklist e l’unico episodio/testimonianza del lavoro sugli arrangiamenti resta Amori con le ali, elogio alla modernità che, almeno sulla carta, dovrebbe aiutare a comunicare, a conoscersi. Segnalo ScottaA prescindere da me.

1. Elisa – Diari aperti (segreti svelati)

Elisa è la donna dell’anno, un 2019 incredibile per lei, considerando soprattutto un album non facile come Diari aperti. Un disco che non vive di mode, ma di purezza, di stati d’animo, di fragilità. Se Se piovesse il tuo nome ha dato risonanza al progetto, diventando la sua più grande hit radiofonica (ben 9 settimane al vertice dei brani più trasmessi in radio), è con Anche fragile (cantata anche sul palco di Sanremo 2019) che la cantautrice ha conquistato il pubblico di massa… quando la verità paga. Nella tracklist il singolo estivo Vivere tutte le vite (con Carl Brave) e Quelli che restano con De Gregori (essere se stessi è ormai una prova di grande coraggio). Segnalo Promettimi, con cui Elisa è testimonial per Save the children, e In piedi, manifesto contro la violenza sulle donne. La riedizione del disco si arricchisce dei “segreti svelati”, brani in inglese tra cui il singolo attualmente in radio Soul, e di alcuni duetti (tra tutti Carmen Consoli e Rkomi).

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