Il palco del terzo Sanremo di Amadeus si è finalmente illuminato. Un Festival rinnovato e con la presenza del pubblico a inviare forte un segnale di ripartenza per tutto il settore. Grande cast in gara, un racconto solido che spazia tra Big veterani e nuove leve a consolidare il loro posto nella scena musicale.

Il 72° Festival di Sanremo ha calato il sipario ospitando il rock trascinante dei Maneskin e la loro Zitti e buoni vincitrice della scorsa edizione e dell’Eurovision – da qui l’incipit di una carriera che sta esplodendo a livello internazionale. La band romana ha presentato in anteprima il nuovo singolo Coraline. Dalla prima serata spiccano senza dubbio i favoriti Mahmood e Blanco, ma attenzione anche a La Rappresentante di Lista, Noemi e Gianni Morandi, Michele Bravi fuori gara. Dalla seconda serata Elisa sembrava la super ospite, esibizione di grande classe, ma occhio anche a Irama e Emma trascinanti con le loro performance. Ecco le pagelle e i videoclip ufficiali.
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La lista delle cover e gli ospiti della serata del venerdì
Il programma delle serate del Festival
Le pagelle dei brani in gara
La prima serata
Achille Lauro – Domenica (feat. Harlem Gospel Choir): Rolls Royce e Me ne frego anche nella posa plastica d’inizio canzone, non si allontana troppo da quanto già mostrato su quel palco e le citazioni prendono il sopravvento su questa canzone leggera e spensierata, la domenica di un Don Giovanni. La presenza del coro gospel dà un apporto notevole, tra clapping e fischiettii di facile presa. Brano arioso, funziona bene, si lascia ascoltare con piacere in auto a finestrini abbassati. Peccato, aspettavo l’effetto sorpresa, una novità e… no, il Battesimo non è sufficiente. 6½ (video ufficiale)
Ana Mena – Duecentomila ore: puro folklore retrò e fisarmonica, quando il neomelodico incontra il latino per il racconto di un amore tradito. Che dire, la sentiremo in tutte le sagre di quest’estate. E non brilla nemmeno per doti canore. 4 (video ufficiale)
Dargen D’Amico – Dove si balla: un inno alla musica dance che nasconde in realtà un testo che racconta tanto della disillusione dei giovani oggi, costretti a fare i conti con il poco che resta dopo la pandemia. Nonostante tutto recuperare la speranza e la voglia di ballare, per esorcizzare il dolore e la sofferenza “tra i rottami balla, per restare a galla”. Cori da stadio e un’apertura che incontra la partitura di archi, ariosa. La canzone funziona, è la scheggia impazzita di questo Festival da tenere d’occhio, potrebbe sorprendere. 7 (video ufficiale)
Gianni Morandi – Apri tutte le porte: rielabora la freschezza degli Anni 60 arricchendola con i suoni contemporanei su questo rock’n’roll accattivante, che conquista con la gioia con cui sta sul palco nonostante l’emozione del debutto. Si respira speranza in quest’invito a non lasciarsi vivere, stanchi e annoiati, invece buttarsi e trovare le energie con coraggio e determinazione “e quando il sole non c’è, lo cerco dentro di me”. Una canzone nella canzone, bella l’idea di inserire un intermezzo come contatto diretto e limpido con il pubblico, spoglio dell’arrangiamento. 6½ (video ufficiale)
Giusy Ferreri – Miele: gusto retrò intriso della malinconia nostalgica di un treno preso la domenica, per tornare da chi si ama. Il racconto della fine di una storia dal gusto dolceamaro “una lama che sa di miele”, perché l’amore non se ne va mai davvero, ma cambia forma e resta nel vento come musica. Uno stornello curioso e interessante, tipicamente italiano e cinematografico (lo vedrei bene in un film di Ozpetek), ma subisce tanto la performance fuori fuoco e poco precisa dell’artista. 6½ (video ufficiale)
La Rappresentante di Lista – Ciao Ciao: un’ironia pungente vive di contrasti, da un lato il disincanto della fine del mondo e dall’altro una voglia spasmodica di esorcizzare la paura su una danza piena di “entusiasmo”. Un funky da club alla conquista del tormentone (e lo sarà), che mette in risalto, in questa seconda prova all’Ariston, non tanto le innegabili doti vocali dell’artista quanto invece la loro grande padronanza del palco… l’hanno dominato. Teatrali. 7 (video ufficiale)
Mahmood e Blanco – Brividi: una ballad che diventa terreno d’incontro tra tradizione e contemporaneità. Mahmood porta l’urban di Inuyasha su una partitura dichiaratamente pop, palesata dall’ingresso di Blanco. Avrei preferito avessero dato più spazio ai colori della cifra di Mahmood, che si perde nel lasciare spazio al compagno di viaggio. Mettersi a nudo svelando le proprie insicurezze e fragilità, ammettendo i propri sbagli, chiedendo un’altra possibilità. Esibizione impeccabile e la loro intesa sul palco li fa brillare. Nel complesso una bella canzone, ma credo che siano entrambi molto di più – mi aspettavo un’esplosione o quanto meno una catarsi nel ritornello in modo da seguire l’intenzione del testo, ma non c’è. 8½ (video ufficiale)
Massimo Ranieri – Lettera al di là del mare: struggente, esibizione sentita anche per il tema affrontato nella canzone. Eco di Dalla nelle strofe, in un crescendo che riflette con parole poetiche sull’immigrazione evocando l’emozione di scorgere la riva lontana… una canzone di speranza. Peccato per i cali di voce, che si è rotta in vari punti del brano, facendo venire meno l’effetto wow che avrebbe meritato. 6 all’esibizione 8 alla canzone (video ufficiale)
Michele Bravi – Inverno dei fiori: suggestiva già dall’intro di violini e sospiri, il sound è denso come ad ascoltare il battito di un cuore nel petto. Come si fa ad imparare la felicità? Lo spiega in questo nuovo capitolo del viaggio de La geografia del buio, nel cui racconto si innesta perfettamente. Prende per mano e accompagna nel racconto. Gioca la sua partita, quella di far arrivare il bellissimo messaggio di vera rinascita della sua canzone, una gemma delicata e preziosa da tutelare. 8 (video ufficiale)
Noemi – Ti amo non lo so dire: continuano l’evoluzione di Metamorfosi e il racconto di Guardare giù in questa ballad up-tempo a metà tra soul e elettronica. La scrittura contemporanea di Mahmood si riconosce nel fraseggio serrato e cadenzato delle strofe, calde nella voce profonda di Noemi, che si apprezzano accostate al crescendo arioso del ritornello, a creare una dinamica che funziona. Vive le parole che canta, conquista e convince in una maturata consapevolezza delle proprie fragilità che diventano ricchezza, quei raggi di sole da ammirare anche se si galleggia nelle difficoltà. L’arrangiamento è un bel compromesso tra il suo mondo e i synth, a ricercare i favori delle radio, parte piano ed esplode in un glamour ricco di colori. 7½ (video ufficiale)
Rkomi – Insuperabile: la canzone è forte e funziona, la sentiremo tanto, ma l’autotune sul palco di Sanremo non glielo perdono. È sempre trascinante con il suo modo di cantare vagamente sfrontato e la sua scrittura è sempre riconoscibile, qui su un bel rockabilly nel racconto di un amore vissuto tra passione ed elettricità, travolgente. 7 (video ufficiale)
Yuman – Ora e qui: atmosfera sospesa nelle strofe che si sviluppa in un crescendo emotivo nel ritornello. La sua voce calda e soul è davvero notevole, ma il brano non è alla sua altezza, rimane tra gli standard del suo genere in un mare di canzoni d’amore sanremesi banalotte. La canzone con cui ha vinto tra i giovani era di un altro livello, avrebbe dovuto puntare su quella. 6 (video ufficiale)
La seconda serata
Aka 7even – Perfetta così: ci ha riportati indietro al pop rock degli anni 2000, a metà tra Blink 182 e la Katy Perry di One of the boys, tutta percussioni e chitarre. Ballata senza pretese che mette in risalto le doti del cantautore, molto bravo sul palco. Avrebbe potuto osare di più soprattutto a livello testuale, ripetitivo e scontato, ma ne esce comunque bene grazie all’esibizione. 6 (video ufficiale)
Ditonellapiaga e Rettore – Chimica: gioca con ironia pungente tra l’amore come sentimento quasi poetico (con la voce speziata e avvolgente di Ditonellapiaga) e l’amore come passione. È tutta un questione di chimica, di trasporto, parliamoci chiaro. La loro intesa sul palco è travolgente, sono la vera rivelazione di quest’anno, a mani basse. 7 (video ufficiale)
Elisa – O forse sei tu: l’intro alla Beautiful (Christina Aguilera) è eterea. L’atmosfera ricercata e suggestiva è il tappeto sonoro di una dedica d’amore delicata e accorata. La cantautrice gioca di sottrazione e spiazza mostrando tutti i colori della sua voce, calda, poggiata su una tonalità morbida a ricreare una dimensione sospesa “sarà che il tempo poi alla fine proprio non ci sfiora”. Il quadro di un rapporto fatto di condivisione e complicità, una coppia che si sprona a ricercare la bellezza e a non abbandonarsi alla vertigine. 9 (video ufficiale)
Emma – Ogni volta è così: un dialogo onesto che chiede solo sincerità a un amore sbilanciato, su una ballad contemporanea prestata al tango. Canta sinuosa e infila una parola dietro l’altra, disarma e conquista, in un crescendo che sale verso l’alto. Intensa e magnetica, è forte sul palco e si lascia avvolgere dai suoni dell’orchestra. 7½ (video ufficiale)
Fabrizio Moro – Sei tu: una canzone racconta l’amore attraverso la riconoscenza di un uomo arreso e sconfitto, che ringrazia “il suo mondo”, la sua persona capace di salvarlo dai suoi sbagli senza giudicarlo. Tipica ballata sanremese, più dolce e meno urlata rispetto agli episodi di Moro (Portami via), apprezzo. MI aspettavo però qualcosa di diverso. 6½ (video ufficiale)
Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia: la canzone più complessa e raffinata del Festival, articolata su più livelli e registri. Da un lato il parlato teatrale di un dialogo alla persona amata, dall’altro la melodia aperta del ritornello, classico e pieno di una ricchezza d’arrangiamento notevole, da colonna sonora. Il racconto di una storia d’amore onesta, che non nega i momenti negativi dello stringere i denti ma sceglie di guardare all’un per cento, il sentimento che li ha uniti la prima volta. Interpretazione coraggiosa, è una scommessa. 7 al coraggio (video ufficiale)
Highsnob e Hu – Abbi cura di te: nell’anno degli abbinamenti riusciti, anche loro portano una buona canzone. La cifra underground ben rappresentata sul palco con una ballad elettronica con un’atmosfera densa che ricorda le sonorità sperimentali di Dido. La consapevolezza di un addio senza rancore. La voce di Hu è una bella riscoperta. 6½ (video ufficiale)
Irama – Ovunque sarai: una ballata orchestrale, a metà tra soul e gospel, che punta tutto sull’emotività e sulla vocalità libera del cantautore. Il testo, una dedica a chi si ama dimostrandosi pronto a tutto per aspettarla, è abbastanza scarno in verità ma riesce ad andare oltre e sa coinvolgere. Potrebbe sorprendere, sul palco è molto emozionante. 7 (video ufficiale)
Iva Zanicchi – Voglio amarti: meravigliosa, si è presa il palco. Che voce ancora oggi, ha cantato benissimo e si è divertita… Voleva esserci. Fuori gara, canta un brano che sarebbe stato contemporaneo 60 anni fa. (video ufficiale)
Le Vibrazioni – Tantissimo: riprendono il rock sperimentato con Le strade del tempo, chitarre e cori da stadio, spingono sull’acceleratore con sonorità agli Ottanta e tastiere a cascata. Il ricordo di un amore finito che fatica ad andare via e rimane negli occhi e nel quotidiano, e fa male tantissimo. La sensazione è che il testo sia stato scritto dopo, sembra rincorrere il ritmo andante e serrato della melodia, è poco scorrevole… anche dal vivo Sarcina avrebbe potuto valorizzarla di più vocalmente. 6½ (video ufficiale)
Matteo Romano – Virale: dopo l’esperienza a Sanremo Giovani, apprezzo la scelta di staccarsi dal pianoforte e mettere al centro dell’esibizione la voce, è stato molto bravo stavolta. Una ballad up-tempo con suoni moderni, giusta per i suoi anni, molto fresca, di un amore che non si può fermare. La melodia ha degli accenti curiosi, rimane con gli ascolti. 6½ (video ufficiale)
Sangiovanni – Farfalle: potrebbe essere la continuazione del racconto di Perso nel buio, in questa storia d’amore fresca e pure come una boccata d’ossigeno. Ha questo modo di cantare l’amore con la dolcezza e l’innocenza dei suoi anni. Spinge su una dance anni 90, si muove bene sul palco senza subire l’emozione del debutto, una sorpresa. Canzone con poche pretese, fedele al suo repertorio, si farà notare nei prossimi mesi. 6½ (video ufficiale)
Tananai – Sesso occasionale: la canzone c’è ed è anche valorizzata dall’arrangiamento anni 60 dell’orchestra, che si innesta sulla matrice elettronica. Il desiderio di essere di più del sesso occasionale. L’intonazione però non trova casa insieme a loro, anzi Tananai non prende una nota neanche fosse al karaoke. Peccato, occasione sprecata. 4 all’esibizione 6 alla canzone (video ufficiale)
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